“Ventitrè!”
strilla er Pizzicarolo
Bucio de c**o
nun lo strillo, ma lo penso.
‘Na signora baffuta
se fa prepotentemente avati tra la folla
sventolando un numeretto.
C’ha la faccia de quella che
de sicuro de ‘n salume
gnè mai bastato ‘n etto.
“Me dai tre ciriolette e due etti de mortazza”
so du ore che sto in fila
e de pazienza me ce so fatto la corazza.
Ma mica so l’unico scemo
stamo tutti in fila, adavede quanti semo.
Ar pizzicarolo pare che nun je frega
se sete in due o ‘n trecento, mica se sbriga!
Quello che lo caratterizza è la romanissima cadenza
er tutto accompagnato da ‘na classica movenza.
Pizzica li salumi come solo lui sa fare
taja fino quel prosciutto come ‘n fojo de giornale.
Cambia umore co ‘n secondo, dipende dar cliente
devi sperà de staje simpatico
o te ce manna chiaramente.
‘Na signora vicino a me je fa domande strane.
“A signò, forse nun ha capito, nun pò mica fa come je pare”
Me viene da pensà:
quanno che torna a casa chissà che fa…
Lo vedi, è ‘n’omo tutto de ‘n pezzo, aripensi,
questo la vita se la vive a caro prezzo.
Nun je devi ‘nsegnà gnente
a sta a sentì lui potrebbe pure fa dell’Italia er presidente!
Ma io me lo immagino quanno che torna a casa
se spoja de tutti l’abiti e finalmente se riposa…
Se guarda la moje co l’occhi de ‘n bambino,
l’amore tra loro, mò, lo scambierebbi pe tutto l’oro de ‘n fortino…
“Allora damme solo du etti de lonzino”
“Sò tre…che faccio lascio?”
Ecco fatto, qui se scopre l’artarino!!!
Come fai a dije de no,
t’ha strizzato pure l’occhiolino!
Sto personaggio fa parte dei tuoi ricordi de ‘na vita
uno dei capitani de sta Roma ormai sparita.
Allora accetti pe nun sentitte ‘n corpa
e tra te e te pensi:
“ma quant’è bella la gente de ‘na vorta!”.
– Er Trecca-
Questa bellissima poesia l’ha scritta Manuel, uno dei proprietari e gestori insieme al fratello, di Trecca – Cucina di Mercato, e, attraverso le sue parole, riusciamo già a calarci in quella che è l’atmosfera stra-romana del locale.
Siamo a fare la spesa nei mercati rionali, siamo ad un pranzo di famiglia dove ci si gode il cibo con condivisione, siamo a casa e non ci facciamo problemi a cambiarci da soli il coltello che ci è caduto.
Siamo in un viaggio tra i ricordi dell’infanzia popolati di nonne che stavano in cucina, con il grembiule legato intorno la vita, siamo nei vicoli di una Roma che vogliamo sempre così come la vede Manuel: pazza, sorridente e bona (da mangiare, ovviamente).
Locale
Accogliente, con le sue luci calde e soffuse, Trecca – Cucina di Mercato, resterà allo stato attuale ancora per poco.
Da piccolo bistrot si trasformerà in una serissima osteria romana, con tutti gli annessi e connessi del caso: si mangerà rigorosamente con le mani la tipica cucina de Roma e ci sarà un fontanone, come da usanza antica, con cui sciacquarsi.
A noi piace molto anche com’è ora con i suoi massicci tavoloni in legno e marmo, il suo arredamento essenziale e la maxi lavagna in cui perdersi nella scelta dei piatti del giorno.
La nostra parte preferita, però è senza dubbio il dehors con il pallett in legno e le lucine a cascata ad incorniciare i tavoli, ed è subito estate.
Cucina
E la cucina?
ROMANA. Che domande!
Ogni piatto regala quella giusta riscoperta della tradizione che si sposa mirabilmente con le eccellenze locali.
Ad aprire le danze il pane appena tostato di Sir. Bonci con l’olio Flaminio – proveniente dalla provincia di Roma – a crudo, abbinanto ad un eccellente Negramaro biologico e biodinamico. La perfezione nella semplicità. Una cosa che apprezziamo sempre.
A seguire una ricca scelta di antipasti dai più tradizionali a quelli rivisitati.
Le Porpette de Nonna, perfette per i più nostalgici, sono divine e il sugo che le ricopre è uno spettacolo: corposo e con il sapore dell’infanzia.
Ottimo anche il Saccoccio de Parmgiana de Melanzane, ma non possiamo negare che la nostra devozione eterna va al Picchia Bomba, un favoloso esemplare di supplì – con una panatura a regola d’arte – con al suo interno il tradizionale bollito.
Seguendo il fil rouge della romanità, come non orientarsi verso i Bombolotti all’Amatriciana? Se poi i suddetti Bombolotti provengono da un pastificio artigianale della provincia di Roma e il sugo è degno di quello delle polpette, allora il secondo giro è assicurato.
Restiamo nel solco della tradizione romana anche nella scelta del secondo, per quanto il menu offra anche piatti molto particolari e ricercati. Tra la Spada di Saltimbocca su purè allo Zafferano e gli Invortini al sugo come ‘na vorta’, vincono i secondi.
Arriviamo, senza battere ciglio, al dolce, dove la lotta per la scelta è ancora più ardua. Per quanto tentate dal classico Maritozzo con la panna, abbiamo deciso di dividerci un Bruno con le Pere e il Cioccolato, e, se ve lo steste domandando, “sì, lo abbiamo fatto solo per il nome”. Il Bruno è una sorta di brownie romanizzato, di nome e di fatto. Viene servito tiepido, con le pere cotte. Vi lasciamo immaginare la bontà.
Il menu è perfetto per queste serate che salutano la primavera, in cui il famoso ponentino romano ancora rinfresca l’atmosfera. Ma non temete, è già pronto quello estivo, che non aspetta altro se non essere testato.
Street style
Perfetto per l’atmosfera informale e divertente del locale un bel maxi chemisier dress a fiori con sneakers.
Il tocco glam? Un bel top sportivo che si intravede se si lascia un po’ sbottonato il vestito.
A noi piacciono molto le versioni di Alex Rivière ed Eleonora Carisi.
Utili da sapere
- Alla fine del pasto viene offerta agli ospiti la Persica, un preparato di vino bianco e pesche, che la nonna di Manuel preparava sempre. Un omaggio a lei e alle piccole tradizioni romane da riscoprire
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